Ogni giorno, nelle nostre città chiudono migliaia di attività di tutti i tipi, dai negozi di quartiere ai piccoli ristoranti, fino ad arrivare ai saloni di bellezza. Ormai è ufficiale: non è colpa della crisi (non più almeno), né delle tasse: sono i grandi e-commerce ad aver schiacciato le aziende più deboli grazie alle loro logiche iper-competitive, spesso ottenute con metodi di lavoro non etici.
La loro forza è diventata tale che presto potrebbero sostituirsi completamente al retail classico; allo stesso modo, le catene del food e dell’estetica potrebbero fare lo stesso con le relative controparti locali. I dati emersi nei giorni scorsi, che hanno suscitato grande scalpore, ce lo dimostrano. Ma cosa può fare un piccolo proprietario per difendersi?
Il dominio degli e-commerce. Una tendenza mondiale.
Quando diciamo che la crisi e le tasse sono ormai soltanto scuse, non parliamo alla leggera. La nostra sicurezza sull’argomento deriva dal fatto che gli e-commerce stanno schiacciando le attività di zona in tutto il mondo.
Un esempio? L’ex-presidente Barack Obama, proprio nei giorni scorsi, commentando i dati sul commercio negli Stati Uniti ha dichiarato che le piattaforme online stanno letteralmente “uccidendo i negozi… e la loro crescita sembra inarrestabile“. E questo accadeva mentre Warren Buffet, il più geniale investitore contemporaneo, vendeva il 90% delle azioni di WalMart, il gigante del retail USA. Se persino una catena così potente, agli occhi dell’oracolo di Wall Street, risulta essere a rischio, immaginate quanto sia fragile il terreno su cui si stanno muovendo i piccoli commercianti.
A questi eventi possiamo accostare la chiusura di numerosi punti vendita fisici, come molti punti vendita dei famosissimi Macy’s, Abercrombie & Fitch, Kohl’s e CVS, assieme ai casi tutti italiani di Carrefour e Mercatone Uno (due dei tanti esempi possibili), che confermano una tendenza preoccupante: i negozi si stanno svuotando sempre di più.
Tagli al personale e attività in chiusura
La battaglia contro gli e-commerce ha già fatto le sue vittime nei mercati di tutto il mondo. Nel 2016, negli Stati Uniti, circa 59.000 posti di lavoro sono andati in fumo per colpa delle chiusure nel settore del retail. In Italia il mercato ha subito perdite ancora maggiori, in relazione al numero di abitanti: 193.000 lavoratori indipendenti hanno chiuso la propria attività, riciclandosi come dipendenti o andando ad arricchire le fila dei disoccupati. La contrazione del settore è stata del 7% in 10 anni e non si è ridotta con l’arrestarsi della crisi globale.
Sono gli e-commerce a giocare un ruolo preponderante nel fenomeno, visto che i loro profitti aumentano di continuo. A parità di fatturato, le piattaforme online investono meno e impiegano meno personale (circa la metà del settore retail). Inoltre, spesso il gettito fiscale di un e-commerce non si riversa nel Paese in cui opera, ma viene esportato all’estero, verso regimi fiscali più convenienti.
Un recente studio del British Retail Consortium indica che, di questo passo, entro il 2015 un terzo delle attività locali scomparirà. Le conseguenze sono ovvie: centinaia di migliaia di posti di lavoro verranno perduti e la qualità dei prodotti e dei servizi locali scompariranno.
Noi ci stiamo muovendo per evitare tutto questo.
Strumenti moderni alla portata di tutti
C’è più di una strada che il proprietario di un’attività locale può seguire per evitare di essere sconfitto dagli e-commerce. Sarebbe preferibile seguirle tutte, ma spesso non è possibile.
Una strategia molto forte è quella di dare più importanza al ruolo del personale in negozio. La presenza amichevole, l’autorevolezza e le capacità di un gestore e dei suoi commessi sono dei valori aggiunti che nell’ambiente online diventa impossibile surclassare. Allo stesso tempo, si può sfruttare la pervasività degli e-commerce e vendere anche attraverso di essi. Tuttavia, questi approcci sono critici, perché richiedono tanto tempo e investimenti e perché non possono essere intrapresi da ogni tipo di attività.
L’unico modo efficace per combattere gli e-commerce è dotarsi delle loro tecnologie. È questo il motivo per cui myPushop ha preso vita oltre un anno fa: già allora avevamo previsto la situazione odierna e abbiamo iniziato a fornire a ogni piccolo commerciante, gestore e professionista la soluzione alla grande minaccia degli e-commerce.
Se i clienti smettono di visitare le attività per comprare e prenotare online, soprattutto dal loro smartphone, l’unico modo per sopravvivere (e anzi per trarre addirittura vantaggio dalle nuove tendenze) è quella di dotarsi dello strumento giusto per andare a prenderli dove passano la maggior parte del loro tempo.
Un’unica soluzione, dunque, adatta a ogni attività. Più forte di un e-commerce.
myPushop non è soltanto un’App. Forniamo conoscenza e formazione per le attività locali e presto saremo online con un nuovo progetto, l’iniziativa Shop Local, che mira a sensibilizzare i clienti per farli tornare a un modello di shopping più sostenibile, incentrato sui commercianti e sui professionisti accanto a loro.
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